Maternità e Lavoro: Essere Mamma Significa Ancora Rischiare la Carriera?
Diventare mamma è un’esperienza unica e straordinaria, ma purtroppo nel 2025 rappresenta ancora un ostacolo per la carriera di molte donne. Nonostante i progressi in tema di diritti e parità di genere, per 4 donne su 10 la maternità significa una pausa forzata o, nei casi peggiori, la fine della carriera. Questo problema è ancora troppo radicato nella società.
Secondo il Rapporto Plus 2023 dell’Inapp, una mamma su 5 lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio, incapace di conciliare tutte le responsabilità. Quando ho letto questi dati, mi sono sentita motivata a condividere la mia esperienza. Sono diventata di nuovo mamma e sto vivendo in prima persona la difficoltà di dover scegliere tra la carriera e la maternità.
Rinuncia al lavoro dopo la maternità: un problema ancora attuale
Nonostante i miglioramenti nelle politiche di parità, molte donne continuano ad affrontare una realtà ingiusta: la maternità è spesso sinonimo di rallentamento, o nei casi peggiori, di fine carriera. Se con il primo figlio possiamo pensare che si tratti di un ostacolo temporaneo, con il secondo la consapevolezza cresce: il mercato del lavoro non è pronto a sostenere le madri in modo adeguato.
Quando ho scoperto della mia seconda gravidanza, mi sono trovata di fronte a un momento difficile. Sapevo che, pur con gioia, avrei dovuto fare un altro passo indietro sul piano professionale, e così è stato. Ho messo in pausa una parte di me che non sarà facile riprendere. La frustrazione aumenta quando vedo donne che tornano al lavoro subito dopo il parto, alcune per scelta, altre per necessità. Ma non è normale che la maternità comporti ancora il rischio di perdere il lavoro o dover rientrare senza tranquillità.
Mamme e lavoro: il peso di un rientro forzato
Il rientro al lavoro dopo la nascita di un figlio è sempre un momento delicato. Alcune madri tornano subito per scelta, altre perché non possono fare diversamente. Per chi decide di allattare al seno, però, la situazione si complica. Se un neonato rifiuta il biberon, come è successo con entrambi i miei figli, cosa succede? Nel migliore dei casi, la madre deve organizzarsi con poppate frequenti; nel peggiore, è costretta a interrompere l’allattamento prima del previsto. Nel mio caso, ogni due o tre ore devo andare al nido per allattarla, ma questo mi impedisce di lasciarla all’asilo per tutta la giornata. La conseguenza? Difficoltà nell’organizzare appuntamenti, eventi e, soprattutto, nel pianificare il lavoro.
Mi sono chiesta: è colpa mia? O è la mia bambina? No, il problema è un rientro troppo precoce nel lavoro e la mancanza di un sostegno economico adeguato per chi vorrebbe crescere il proprio figlio almeno fino al primo anno di vita.
Asili nido e nonni: risorse o “parcheggi”?
Sensi di colpa, preoccupazioni economiche, ansie per il futuro: probabilmente ogni mamma nel 2025 vive queste emozioni quando deve scegliere tra prendersi cura dei figli o affidarsi a terzi. Non è giusto che si debba ricorrere ai nonni per più di 40 ore settimanali tra lavoro e spostamenti, né che gli asili nido diventino dei semplici parcheggi. Molte mamme, pur di non rischiare il lavoro, sono costrette a lasciare i figli anche malati, con disagio per tutti.
Cosa serve davvero alle mamme lavoratrici?
Il vero problema non è la scelta personale di ogni madre, ma la mancanza di alternative reali. Il supporto economico per chi vuole stare a casa almeno il primo anno, politiche aziendali più flessibili e un migliore accesso ai servizi per l’infanzia sono i passi necessari per garantire che la maternità non sia più vista come un ostacolo professionale.
Per quanto mi riguarda, sui servizi per l’infanzia si stanno facendo passi avanti: grazie al bonus nido e alla presenza di una struttura moderna con ottime educatrici vicino a casa, posso mandare mia figlia con serenità. Tuttavia, questo non cambia il fatto che in molte città italiane le mamme incontrano ancora grandi difficoltà nel trovare un posto al nido per i loro figli. In alcuni casi, le liste d’attesa sono lunghissime, in altri le rette sono troppo alte e il bonus non è sufficiente a coprirle. Inoltre, un problema spesso sottovalutato è l’orario di apertura e chiusura: strutture che chiudono alle 16 non sempre permettono di conciliare i tempi di lavoro, creando ulteriori difficoltà per chi non ha una rete familiare di supporto.
Essere madri non dovrebbe significare mettere a rischio la propria indipendenza economica o essere costrette a separarsi dai propri figli per pura sopravvivenza. In un mondo davvero civile, dovremmo poter vivere la maternità con serenità.
In conclusione, questo articolo segna l’inizio di una nuova rubrica che ho deciso di creare, chiamata Maternità e Lavoro. Come consulente di web marketing turistico da 7 anni e mamma da 4, sto vivendo un periodo particolare della mia vita, in cui ogni giorno è una sfida da affrontare con impegno e passione, tra le responsabilità professionali e la cura dei miei figli. Con questa rubrica, voglio condividere le mie riflessioni e la mia esperienza, sperando di entrare in contatto con altre mamme che si trovano nella mia stessa situazione.
Mi piacerebbe che sotto questo articolo poteste raccontare le vostre storie, suggerimenti e consigli. Insieme possiamo supportarci, imparare dai nostri percorsi e magari, trovare soluzioni concrete per gestire al meglio il delicato equilibrio tra maternità e carriera.
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